Grazie alle piogge abbondanti, nello stesso periodo sono aumentati anche i volumi dell’export, che sono passati dalle 3.365 tonnellate dei primi sei mesi del 2009, per un valore pari a 7,38 milioni di dollari, alle 3.994 di quest’anno (10,07 milioni di dollari).
«Siamo riusciti a spuntare i prezzi migliori nei primi tre mesi dell’anno», ha spiegato il dirigente dell’Ente statale per il tè, Remy Ndayininahaze, «perché caratterizzati da una maggiore stabilità della domanda».
Il Burundi esporta l’80 per cento del tè che produce, e lo fa tramite l’asta settimanale, che si svolge a Mombasa, in Kenya.
Dopo il caffè, il tè rappresenta per il Paese, che ha 8 milioni di abitanti (ed è uno tra i più poveri Paesi al mondo), la seconda voce per gli introiti in valuta e dà lavoro a circa 300.000 piccoli coltivatori.