Un tea party per Obama
«Venite a scoprire che cos’è un vero Tea Party». L’ambasciata del Kenya a Washington ha deciso di promuovere così, con un ricevimento che si svolgerà la prossima settimana a Capitol Hill alla presenza del vice premier keniota, uno dei suoi principali prodotti nazionali, il tè.
Ma allo stesso tempo togliersi un sassolino dalla scarpa, sottolinea oggi il sito Huffington Post, con i movimenti ultraconservatori, che appunto si sono dati il nome di «Tea Party», che, tra le tante cose che imputano a Barack Obama, contestano anche la legittimità della sua presidenza, perché non sarebbe cittadino americano a causa del suo sangue keniota.
Secondo un recente sondaggio Cbs/New York Times il 30% dei simpatizzanti dei «tea parties» infatti crede alle teorie dei «birthers», cioè che da oltre un anno afferma che Obama non è nato in America, con alcuni che sono arrivati anche a pubblicare un falso certificato di nascita keniota.
E durante la manifestazione anti-tasse che il movimento del Tea Party ha organizzato la scorsa settimana a Washington, si sono visti dei cartelli offensivi verso Obama ed il paese africano che recitavano «Ritorna in Kenya» e «un villaggio del Kenya ha perso il suo scemo».
«È una follia» hanno dichiarato in passato riguardo alla vicenda del falso certificato di nascita dall’ambasciata del Kenya. Dove sono naturalmente orgogliosi che il figlio di un keniota immigrato negli Stati Uniti, nato nelle Hawaii da madre americana, per studiare sia arrivato alla Casa Bianca.